martedì 7 aprile 2020

ORDINE e NARRATIVA - STEP#06

Riflettendo sulla presenza del concetto di ordine in letteratura, ci sono svariate sfaccettature che possono venire in mente e altrettante opere a cui collegarlo… 
La prima opera a cui ho pensato è la più scontata, poiché contiene la parola all’interno del titolo: L’ordine del tempo di Carlo Rovelli è incentrato sul tema della relatività e spiega alcune delle più importanti scoperte legate al tempo nella fisica attuale.
Successivamente ho valutato libri come La Peste di Albert Camus, nel quale un evento fuori dal normale, la peste, appunto, rompe l’ordine e le consuetudini degli abitanti di una cittadina francese.
Infine, ho deciso di concentrarmi su una tipologia di opere narrative in cui il tema dell’ordine è sempre centrale, i romanzi distopici nei quali regna un totalitarismo. Il concetto di ordine, in questo tipo di racconti, è spesso associato a una società in cui le libertà individuali vengono violate (o del tutto negate) in funzione di un obbiettivo più grande, il controllo totale della popolazione da parte delle autorità. Questo rigore nell’organizzazione della vita pubblica e privata si traduce spesso in uno stato d’animo di insofferenza e in un “disordine” mentale delle persone che lo subiscono, o almeno in alcune di esse. Ho immediatamente pensato a due romanzi che ho molto amato: 1984 di George Orwell e The handmaid’s tale di Margaret Atwood, i quali sono accomunati, appunto, dall’organizzazione ordinata e assolutista della società in cui vivono i loro protagonisti.

In un futuro immaginario pensato dalla Atwood in cui una teocrazia totalitaria ha preso il controllo degli Stati Uniti, l’ordine prestabilito è alla base del comportamento e del ruolo sociale di ogni persona: la società è, infatti, divisa in precise categorie dalle quali non si può sfuggire; la protagonista, Difred, copre il ruolo di Ancella, ovvero la schiava sessuale di un Comandante (la nomina più alta) che la utilizza solo alla scopo di procreare; il rigore con cui è organizzata la vita in questo mondo emerge dalla dettagliatezza con la quale la vita di ognuno è decisa, a tal punto che persino i rapporti sessuali sono scanditi da un orario e un metodo di svolgimento preciso. Nella citazione riportata emerge l’infelicità profonda della protagonista, la quale auspica solamente a uno spezzamento del prestabilito, rispettabile ordine delle cose, nonostante essa sappia che ciò le procurerà solo guai. 

“ «Dove devo entrare?» chiedo. «Vedrai. Questa sera ti porto fuori». «Fuori?» È una parola desueta. Non c'è più nessun posto, dove un uomo possa portare fuori una donna. 
«Fuori di qui» dice il Comandante. So,  senza  che  nessuno me  lo  spieghi,  che  ciò  che  propone  è  rischioso, per lui e soprattutto per me; ma voglio andarci comunque. Voglio qualsiasi cosa che  spezzi  la  monotonia,  sovverta il  prestabilito, rispettabile ordine delle cose. ”


D’altro canto, non si può certo affermare che la vita in Oceania, supercontinente governato dal Partito in cui si trova Winston Smith, sia migliore: il protagonista di 1984 vive, infatti, in una società regolata in ogni suo minimo dettaglio e in cui qualunque “disordine” rispetto a ciò che è previsto dal capo assoluto , Big Brother, è condannato con un lavaggio del cervello e/o con la morte. L’estratto riguarda la suddivisione del sistema governativo, che vanta anche di un ministero avente come scopo quello di mantenere l’ordine tra i cittadini.

“Erano le sedi dei quattro Ministeri fra i quali era distribuito l'intero appara to governativo: il Ministero della Verità, che si occupava dell'informazione, dei divertimenti, dell'istruzione e delle belle arti; il Ministero della Pace, che si occupava della guerra; il Ministero dell'Amore, che manteneva la legge e l'ordine pubblico; e il Ministero dell'Abbondanza, responsabile per gli affari economici. In neolingua i loro nomi erano i seguenti: Miniver, Minipax, Miniamor e Miniabb.”


Orwell con questo romanzo immagina una società ordinata in ogni suo aspetto e che sembra funzionare bene, ma , da lettori, è fin da subito chiaro che quest’ordine è solamente fittizio e che l’apparente benessere di chi ci vive nasconde una profonda mancanza di consapevolezza e di libertà di pensare autonomamente.

In conclusione, la Atwood e Orwell hanno voluto raccontare di società nelle quali il rigore e l’ordine regnano sovrani, ma non di certo per mettere in buona luce questa tipologia di governo; I due, al contrario, criticano la mancanza di libertà e incitano, attraverso i loro protagonisti ribelli, alla fuga dall’inquadramento delle persone in categorie precise e a un rifiuto della regolarità.

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