venerdì 17 aprile 2020

ORDINE e PLATONE - STEP #08

Timeo:” […] Imperocché Iddio, volendo che tutte le cose fossero buone, e, quanto poteva, niuna rea, prendendo ciò ch'era a vedere, che non istava quieto ma sregolatamente movevasi e inordinatamente, sí dal disordine ridusselo a ordine, giudicando egli questo al tutto essere migliore di quello. Ora, al Bonissimo lecita cosa né fu né è di fare altro, se non ciò ch'è bellissimo; e da poi ch'egli, ragionando nel cuore suo, trovò niuna delle visibili opere, privata di intelletto, considerata intera, non potere mai essere piú bella di quella che ha intelletto; e non potere abitare intelletto in checchessia, senza anima; per cotesto ragionamento componendo egli un'anima dentro a un corpo, fabbricò l'universo, per compiere la piú bella e buona opera che mai si potesse. Adunque è a dire verosimilmente che questo mondo è generato vivo, animato e in verità intelligente, per provvidenza di Dio.”
Timeo, capitolo VI.


  In questo estratto del Timeo, opera appartenente ai cosiddetti “Dialoghi della vecchiaia” di Platone, il filosofo supera il dualismo netto tra mondo sensibile e ideale attraverso il ricorso di una specie di dio creatore di tutto il cosmo, il Demiurgo. Il suo compito è, in particolare quello di plasmare la materia già presente in uno stato di disordine e sregolatezza in modo da darle ordine , ispirandosi al modello dato dal mondo delle idee; egli è spesso definito un artigiano o uno scultore, che dà forma a tutto inseguendo l’ideale del Bello, che in questo passaggio è associato all’Intelletto, all’intelligenza.
Riferimenti:
https://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/plato/il_timeo/pdf/platone_il_timeo.pdf

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